Parrocchia Oppeano


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RIFLETTIAMO

LITURGIA

ELENCO ARTICOLI:
- GENNAIO
- DICEMBRE
- NOVEMBRE
- PAPA FRANCESCO
- PAKISTAN, CONIUGI CRISTIANI AL ROGO

GENNAIO

Buon Anno! Splendido 2015! Rieccoci, ancora una volta, a misurare il tempo che scorre, ad immaginare, sperare, sognare, un anno migliore. Per uscire dalla crisi economica che pare non finire mai. Per uscire dalla crisi di valori, di senso, di ottimismo che ha incupito il nostro popolo migliore di ciò che teme di essere. Per tornare a vedere i fratelli di altre fedi non come degli esaltati ma per ciò che sono, dei compagni di ricerca e di viaggio. Per rintracciare, negli eventi tristi o gioiosi della nostra vita, il sorriso di Dio, come ci sentiremo augurare dalla liturgia. Il tempo, per un cristiano non è un inevitabile susseguirsi di giornate, un inevitabile decadimento del corpo e dello spirito, ma il luogo che realizza il regno di Dio. Ogni anno che passa accelera la venuta della pienezza, il ritorno di Cristo nella gloria che tutto ricapitola in sé, che tutto spiega, che tutto colma. Con lo sguardo rivolto all’ altrove, allora iniziamo pieni di fiducia questi giorni. La preghiera e la meditazione quotidiana ci aiutano a vedere, nelle pieghe degli eventi, la presenza di Dio anche nelle nostre piccole storie, così preziose ai suoi occhi.
Paolo Curtaz


DICEMBRE

Non viviamo tempi facili, lo scoraggiamento è alle stelle, la violenza pure. Tra finanziarie, lavori saltuari e una dilagante povertà, tra affetti frantumati e paure di amare rischiamo di crollare e di arrenderci. La paura e l'apatia a volte inquinano le nostre vite e le nostre comunità: sembra prevalere il forte e l'arrogante, ci sentiamo come pesci fuor dall'acqua. E Gesù (tenero!) ci dice: quando accade tutto questo, alzate lo sguardo.
Le fatiche e le prove della vita, sembra dirci il Signore, sono lì a posta per farci crescere, possono diventare un trampolino di lancio, devono aiutarci a conoscere il senso segreto delle cose, il mistero nascosto nei secoli. Come il grano caduto in terra feconda la terra, così l'Avvento feconda la nostra vita per sbocciare a Natale in una festa di luce.
Così iniziamo questo ennesimo Avvento in attesa dell'Avvento definitivo in cui sarà Dio a dire l'ultima parola. E sarà una Parola di pienezza. Fino ad allora, qui, ora, nel nostro piccolo mondo, nelle nostre piccole cose, lasciamo ancora nascere la presenza di Cristo nei nostri cuori. Buon Natale!

Paolo Curtaz

NOVEMBRE

Siamo alla fine dell'anno liturgico, l'anno della preghiera che ogni anno ha il suo ritmo, il suo tempo: inizia con l'Avvento, poi il Natale la Quaresima e la Pasqua e il lungo tempo ordinario.
Un mese prima del Natale abbiamo l'inizio dell'anno nuovo, alla fine di questo mese. Ma novembre, dopo una prima parte dedicata alla riflessione sulla santità e
sul destino dei nostri defunti, ci stupisce perchè ci obbliga a guardare al di là del nostro naso. Così le letture ci obbligano a pensare in grande, a porci grandi interrogativi; dove sta andando il mondo? Che ne sarà di noi? Spesso relegate alle pie favolette dei credenti, le visioni di un mondo che non precipita nel caos, che non si accartoccia su se stesso, che non si suicida in un drammatico finale catastrofico, nutrono la nostra speranza.
Nonostante la crisi, le guerre, le violenze. Nonostante il clima impazzito e le catastrofi naturali. Nonostante le fatiche che tutti facciamo, quotidianamente, Cristo ci attende. Lui avrà l'ultima parola e sarà un amen, un sì al Padre Creatore. In mezzo ci siamo noi, la nostra piccola Chiesa, rinvigorita dall'ampio sorriso di Papa Francesco, noi, che rendiamo già presente il sì finale di Cristo.
Paolo Curtaz



PAPA FRANCESCO

Papa Francesco sta indicando alla Chiesa un percorso semplice e lineare per ritornare ad essere maggiormente fedeli al progetto di Dio e alla missione che ne è propria: l'annuncio del Vangelo.
La nostra Chiesa occidentale, sempre più minoritaria rispetto al resto del mondo, ricordiamocelo bene!, fatica a riacquistare lo smalto dell'annuncio anche a causa, credo, del pesante peso della storia che ci portiamo appresso e che inevitabilmente limita la nostra capacità di azione. Tutti si aspettano in un territorio la presenza di un prete, della catechesi, dei sacramenti … ma pochi sono disposti a lasciarsi coinvolgere, come se l'annuncio fosse una specie di servizio dovuto. Grazie a Dio, però, molte persone si lasciano coinvolgere, si mettono in gioco, donano tempo ed energie all'annuncio del Regno. E Francesco ci ricorda di farlo con gioia, con tenerezza, con compassione.
In questo campo di battaglia che è il mondo, la Chiesa diventa piccolo ospedale da campo per accogliere quanti sono travolti dalla fatica della vita. La Chiesa, la nostra piccola Chiesa locale, può tornare a diventare trasparenza di Dio, realizzazione fresca del Regno, gioia per gli uomini.
Paolo Curtaz





Pakistan,
coniugi cristiani al rogo


Crescono le reazioni in Pakistan e all’estero per l’ennesimo crimine che ha avuto come vittime due cristiani. In questo caso una giovane coppia con tre figli, in attesa del quarto, linciati e bruciati da una folla aizzata dalla denuncia di blasfemia verso la donna. Il delitto è avvenuto nell’area di Kasur, non lontano dal capoluogo del Punjab pachistano Lahore, nella stessa fabbrica di mattoni in cui i due, il trentenne Shahzad e la più giovane Shama, lavoravano e vivevano in una camerata adiacente.

A condannarli l’accusa di blasfemia, che per gli estremisti autori del duplice omicidio è stata sufficiente a giustificare la condanna a morte sommaria. Un evento che chiama ancora una volta in causa le responsabilità di molti, a partire da chi continua a giustificare la permanenza nel Codice penale degli articoli che comunemente sono conosciuti come “legge anti-blasfemia”.

Voluta dal defunto presidente-dittatore Zia ul-Haq nel 1986 per avere l’appoggio dei leader religiosi islamisti, non diversamente a quelle in vigore in molti altri paesi del mondo – musulmani e non musulmani – la legge avrebbe dovuto tutelare la dignità della fede islamica in un paese dove è ampiamente maggioritaria, invece è diventata ragione e pretesto per prevaricazioni e discriminazione, in particolare verso le minoranze religiose e i musulmani critici della deriva integralista.

Sull’epilogo della drammatica vicenda pachistana non ci sono dubbi, come pure sulla necessità di far luce sui colpevoli e sugli eventuali mandanti. Vi è però diversità di versioni sulle ultime drammatiche ore.

Per alcune fonti, in particolare i mass media pachistani, all’origine della denuncia di blasfemia e dell’assassinio vi sarebbe una questione di interessi, quelli del gestore della manifattura che avrebbe cercato di forzare la mano ai due coniugi per una questione di denaro e che, avendo avuto risposta negativa, avrebbe organizzato una vendetta secondo un copione già collaudato in molti casi e reso possibile dalla legge, oltre che spesso dal disinteresse delle autorità. Fonti anonime hanno addirittura riferito che poliziotti accorsi sul luogo dell’aggressione avrebbero assistito all’uccisione senza reagire.

Altre fonti, invece, e sono soprattutto quelle cristiane e degli attivisti per i diritti umani, sostengono che la vicenda avrebbe avuto un prologo il 2 novembre, quando un musulmano con un ruolo nella fabbrica avrebbe visto Shama bruciare alcuni oggetti, documenti e frammenti di carta appartenuti al suocero da poco deceduto e l’aveva accusata di avere bruciato anche pagine del Corano. Comunque sia, erano seguiti la reazione degli estremisti e un sequestro prima del linciaggio e del rogo in una delle fornaci usate per cuocere i mattoni..

Indipendentemente dalle ragioni o anche dalle modalità con cui si è arrivata all’uccisione dei coniugi va sottolineato che non si tratta di un caso isolato, ma parte di una casistica che si allunga da anni e che dove non finisca con la morte immediata degli accusati per fanatismo, questioni di potere o di denaro, a volte per contrasti personali, si trasforma per gli accusati (basta una sola testimonianza di un musulmano avallata da un presunto leader religioso per spingere la polizia ad accogliere la denuncia) in un iter giudiziario che mette a rischio l’esistenza degli accusati, dei loro familiari, dei loro avvocati e anche dei giudici.

In diversi casi, persone appena rilasciate dal carcere o all’uscita dal tribunale dopo l’assoluzione sono state uccise da fanatici oppure da sicari attratti da una taglia. Per i fatti di ieri la polizia ha segnalato che “non sono coinvolti gruppi settari o movimenti religiosi” ma anche – contraddicendosi – che a incitare una folla di fanatici a linciare la coppia è stato “il mullah di una moschea locale”.

Quarantaquattro gli arrestati finora, una sfida per la polizia, ma ancor più per il governo, che dovrà ancora un volta mostrare con forza almeno uguale alla veemenza dei comunicati di condanna che il paese è in grado di reagire agli estremisti senza però accrescere le aree di malumore verso un governo islamista moderato al potere da nemmeno due anni che deve fronteggiare insieme militanza talebana, estremismo radicale e alleanze d’ispirazione religiosa.

Finora, quando la politica ha provato a opporsi con la ragionevolezza alla violenza, le reazioni sono stati drammatiche. Il governatore del Punjab Salman Taseer, che aveva visitato in carcere Asia Bibi, la madre di famiglia cattolica in cella da quasi 2000 giorni e alla quale il 16 ottobre l’Alta corte di Lahore ha confermato la condanna a morte per blasfemia, è stato assassinato dalla sua guardia del corpo il 4 gennaio 2011.

Due mesi dopo era caduto sotto i colpi di estremisti islamici il ministro cattolico per le Minoranze religiose Shahbaz Bhatti. Infine, per avere guidato un movimento parlamentare per la riforma della legge, Sherry Rehman, giornalista e attivista musulmana, era stata costretta alle dimissioni lo stesso anno e poi a un esilio di fatto negli Stati Uniti come ambasciatrice del suo paese.

I cristiani sono il 2% della popolazione pachistana e costituiscono una minoranza complessivamente povera e arretrata. In quanto manovalanza nelle fabbriche di mattoni, nelle manifatture di tappeti e nell’edilizia, come braccianti nell’agricoltura, e addetti alle attività domestiche sono spesso a rischio di sfruttamento e abusi.

La propaganda integralista ha portato a molti casi di attacchi alle piccole enclave cristiane in quartieri o villaggi musulmani dove spesso convivevano senza particolari problemi da lungo tempo, costringendole a un maggiore isolamento oppure alla fuga altrove. Molte giovani donne – cristiane, come delle altre minoranze, centinaia ogni anno – sono rapite da musulmani e costrette alla conversione e a matrimoni riparatori, senza più contatti con le famiglie d’origine.


(articolo tratto da www.misna.org, a cura dell'Istituto Secolare Missionarie Comboniane)




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